lunedì 2 aprile 2012

Il prete 5

La smorfia di Sonny si trasformò in un ghigno, poi scoppiò in una fragorosa risata.
«Hai visto, Leo? Che ti dicevo?»
«See, see, va bene. Che si fa ora, prete?» disse Leo.
«Devo esorcizzarla, ma per farlo ho bisogno di alcune cose che ho giù in paese. Devo entrare in chiesa e prenderle» rispose Don Bruno.
«Non se ne parla,» disse Sonny «ti devi arrangiare con quello che hai.»
«Sonny ha ragione, non possiamo portarti in paese, potrebbero vederci.» disse Leo.
«Come faccio ad arrangiarmi con quello che ho, se non ho niente? Non ce la farei mai. Mi serve il libro con le preghiere in latino, l'acqua santa, il crocifisso e la stola. Questi oggetti sono essenziali» disse Don Bruno «In fondo sono mancato per qualche ora, per lo più di notte. Può essere che nessuno si sia accorto della mia assenza, e comunque potrei inventarmi delle scuse. Ecco, potrei dire che un mio "collega" di un altro paese aveva bisogno di me alla sua parrocchia, che sono andato a trovarlo e che sono tornato per prendere delle cose.»
Leo ci pensò su, tamburellò le dita sul tavolo, poi tirò fuori un pacchetto di Marlboro dall'interno della giacca di pelle, ne tirò fuori una e l'accese. Fece una bella boccata, come se nella sigaretta ci fosse l'essenza di quello che doveva fare.
«Sonny verrà con te» disse.
«Vaffanculo, perché sempre io questi lavori di merda?» sbottò Sonny.
«Sta a sentire, hai già combinato un macello con la ragazzina, non posso lasciarti solo con lei un'altra volta.»
«Mi stai dicendo che non ti fidi?»
«No, non mi fido. Perché, qualche problema? Sto cominciando a rompermi i coglioni delle tue cazzate. Adesso vai col prete, e se seccede ancora qualcosa avremo un vero litigio» disse Leo, poi sfilò la pistola dalla cintola e la appoggiò sul tavolo.
«Tutto chiaro?»
«Tutto chiaro» e sibilò - porca puttana- tra i denti.
I tre uscirono dal rifugio. Aveva smesso di piovere in concomitanza con le prime luci dell'alba. L'aria era frizzante e pura, e un'orchestra di animali suonava una sinfonia che si può ascoltare solo in un bosco.
Sonny entrò nel furgone sbattendo con veemenza la portiera, poi girò la chiave e accese il motore.
Don Bruno entrò dall'altra parte e si mise al suo fianco. Leo si avvicinò al finestrino di Don Bruno, che lo abbassò.
«Prete, non so se ci sia dietro qualcosa, ma ti consiglio di pensare bene alle tue azioni e alle eventuali conseguenze. Devi  soltanto fare questo cazzo di esorcismo. Non mandare tutto a puttane.»
«Non lo farò» rispose Don Bruno.
Leo fece un'altra boccata che sembrò dargli fastidio. In realtà furono i suoi polmoni da fumatore ad essere infastiditi da quell'aria salubre. Si sentì come se qualcuno gli avesse acceso un fornelletto nel petto. Diede due colpi di tosse e buttò la sigaretta.
«Ti consiglio di non entrare nella stanza di Ester, almeno fino a quando non saremo tornati» disse Don Bruno.
«Sono armato e ho i coglioni che fumano» rispose Leo.
Sonny fece manovra e mentre si infilava nella strada sterrata, che a causa della pioggia era diventata pantano, guardò lo specchietto retrovisore e vide Leo, di spalle, che si incamminava verso il rifugio.
«Testa di cazzo» disse Sonny.
Poi si girò verso Don Bruno.
«Ti tengo d'occhio, prete.»
«Io e te dobbiamo fare due chiacchere» disse Don Bruno.

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1 commento:

Lord Kalidon ha detto...

"Il Prete" è ad oggi il racconto che preferisco!
Mi immagino risvolti molteplici. Lo trovo geniale.
Lord