martedì 6 marzo 2012

Il prete 1

Leo si accese una sigaretta e abbassò il finestrino.
«Ne hai una per me?» chiese Sonny.
«Prendi» rispose Leo, contrariato.
«Be'? Che c'è, non puoi offrire una sigaretta a un collega?»
«Una sì, ma alla quarta, il tuo collega, comincia a rompersi il cazzo».
Il furgone si inerpicava sulla strada sterrata, una buca li fece sobbalzare fino quasi a fargli sbattere la testa contro il tettuccio.
Sonny si voltò verso i sedili posteriori. «Tutto a posto, prete?»
«Tutto a posto, » rispose Don Bruno «sono stato pestato e rapito da due energumeni, ho mani e piedi legati dal nastro isolante, ma almeno non ho sbattuto la testa. Grazie per l'interessamento».
Leo fece una boccata di sigaretta. « Hai la lingua lunga, eh, prete?».
«Posso almeno sapere perché mi avete rapito?»
«Lo saprai quando arriveremo . Per ora, goditi il viaggio» disse Sonny.
 «Godermi il viaggio? Sembra di stare su un toro meccanico».
Sonny ingranò la marcia e strinse bene il volante, nel tentativo di resistere alla strada dissestata. Leo strinse la sigaretta tra le labbra, tirò fuori la sua pistola e la puntò contro Don Bruno.
«Se non smetti di blaterare, rimarrò col pistola puntata sulla tua faccia, fino a quando una buca non deciderà di farmi premere il grilletto. Non costringermi a farti pregare, prete».
Don Bruno annuì e si ammutolì. Quei due bestioni gli avevano fatto capire di essere senza scrupoli già dal parcheggio della chiesa. Aveva appena terminato una funzione religiosa e si stava avviando verso l'oratorio, quando i due lo aggredirono. Due colpi ben assestati - non che ce ne fosse bisogno - uno allo stomaco e l'altro al volto, e lo caricarono sul furgone, tutto in pieno giorno: veloci, freddi e spietati. Probabilmente ci andarono leggeri, trattandosi di un prete.
Il sole cominciava a tingersi di un rosso acceso, pronto a immergersi lentamente nel paesaggio e a godersi un meritato riposo, come una donna che si sistema nella vasca da bagno, colma di acqua fumante, dopo una dura giornata di lavoro. Don Bruno osservò i due, ma non gli sembrarono familiari. Erano entrambi ben piazzati, con i volti spigolosi e le mascelle quadrate. Leo aveva la barba incolta e due occhi severi tinti di grigio. Sonny aveva una cicatrice, che partiva dall'angolo del sopracciglio destro e scendeva fino alla base del mento. No, di sicuro non li conosceva. Don Bruno era una persona nella media, con i capelli bianchi e gli occhi stanchi, nonostante fosse sulla trentina. Era di famiglia povera, e non aveva nulla e nessuno che potesse destare il loro interesse. Sempre che fossero in cerca di soldi. Don Bruno chiuse gli occhi e cominciò a pregare sottovoce. Sonny sistemò lo specchietto, lo vide, tirò una leggera gomitata sul braccio a Leo, e gli fece segno di girarsi. Leo si voltò, e vide il prete mentre pregava. Rimase impassibile, come una statua colpita da una piuma. Tornò a guardare avanti, butto la cicca fuori dal finestrino e disse a Sonny di continuare a guidare.
 «Dici che ce la fa?» disse Sonny.
 «Lo spero per lui» rispose Leo.
Sonny ingranò di nuovo la marcia e il furgone ringhiò e continuò a salire, ricoperto da una nube di polvere rossastra.

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